La storia del territorio

e della città


 

2. PERIODO PRE-GRECO (PREISTORIA)


Il territorio del comune di Pachino ha una grande importanza dal punto di vista archeologico, soprattutto per il ritrovamento di importanti stazioni delle varie ere preistoriche, dalla paleolitica alla neolitica c a quelle dei metalli:

sita a metà strada tra la frazione di Marzamemi ed il piccolo comune di
Portopalo, in contrada Vulpiglia. Si trova a circa 50 metri dal mare in prossimità del pantano Morghella, di origine glaciale. Della grotta si sono occupati diversi studiosi, primo Von Audrien, berlinese, nel 1878, poi il trentino Paolo Orsi tra il 1898 e il 1907, infine il Bernabò Brea tra il 1940 e il 1950.

 

Quest'ultimo riferiva che le dimensioni della grotta erano di ml. 4,00 x 4,00 : oggi l'incuria, l'abbandono, l'assenza colpevole degli Enti Pubblici l'hanno ridotta a ben poca cosa. La sua importanza sta nel fatto che essa, insieme a quella della Sperlinga di San Basilio, presso Novara di Sicilia, è l'unica testimonianza della transizione dal periodo mesolitico a quello neolitico in Sicilia, quando, dopo la glaciazione di Wurm, il clima si veniva stabilizzando nelle condizioni attuali.
I materiali ritrovati (piccoli oggetti in pietra di forma geometrizzante: microbulini, lame, punteruoli, grattatoi; tra i resti di pasto l'Equus Hydruntinus, animale estinto) indicano l' esistenza nel nostro territorio e forse per la prima volta in Sicilia di nuclei di popolazioni mesolitiche che successivamente sarebbero venute in contatto con le prime genti neolitiche stanziatesi nell'isola, con le popolazioni cioè portatrici della civiltà di Stentinello, dalle quali avrebbero ricevuto la ceramica e l'ossidiana;

Nel periodo neolitico quei primi nuclei di abitatori, che a pieno titolo possiamo considerare i progenitori dei Pachinesi, cresciute le loro esigenze, si spostarono in un antro più grande e ricettivo. la grotta di Calafarina, situata a poche centinaia di metri dalla grotta Corruggi. Essa è caratterizzata da una grande camera che si apre al centro di un lungo corridoio di circa cento metri, da altre camere minori e da numerose entrate. I ritrovamenti (due scheletri preistorici, un'ascia basalitica, un coltello di ossidiana, frammenti di ceramica greca, romana, pre-sicula e sicula, un frammento di lancia bronzea ecc.) testimoniano la vita dei nuclei abitativi durante il periodo neolitico e i periodi dell'età del rame e del bronzo;

Nelle vicinanze della grotta, sono costituiti da una necropoli con tombe a forno e a grotticella artificiale, testimonianza del passaggio dal riparo in grotta (Corruggi, Calafarina, Cava Lazzaro in Rosolini) al riparo in villaggi tribali costituiti da capanne costruite su spianate rocciose o sulle sommità delle colline, come dimostrato dal vicino villaggio di Castelluccio in Noto, che ha dato il nome a questo tipo di cultura pre-sicula, svoltasi secondo il Bernabò Brea tra il 1900 ed il 1400 a.C.
Certamente le stazioni citate continueranno ad essere abitate anche nei periodi immediatamente precedenti l' arrivo degli Elleni di Corinto e quindi dalle popolazioni Sicule che, come è noto, allon tanati dagli Opici dall'Italia centrale, furono costretti a percorrere le estreme regioni meridionali e ad attraversare lo stretto di Messina circa trecento anni prima della colonizzazione ellenica, cioè circa nell' anno 1000 a.C., costringendo i Sicani, dopo una sosta nelle isole Eolie, a spostarsi nell'aria occidentale dell'isola.

 

 


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