"LE IMPRESSIONI
E IL TEMPO"
a cura di Rosario Ardilio
SALVATORE DUGO
di Pietro Moncada
Quando mi si chiese di presentare i quadri di Salvatore
Dugo destinati ad essere esposti ad una mostra al pubblico pachinese, cercai
subito di esimermi dall'invito per il semplice motivo che io ritengo di
non possedere quelle cognizioni di cultura pittorica che fanno di un semplice
osservatore un critico d'arte.
So per certo che a me manca il necessario bagaglio di un
linguaggio tecnico (a volte anche astruso) che consente agli addetti ai
lavori di dissertare a proposito (e qualche volta a sproposito) dell'accordo
cromatico, l'orditura, lo spessore, il sintetismo, il plasticismo luministico...di
una pittura.
Prima però di rinunciare all'impresa volli vedere
i quadri e me li trovai davanti, ristretti ancora in uno spazio così
piccolo da poterli quasi abbracciare in un'unica visione panoramica in
cui ossessionante ed emozionante insieme, potevi subito cogliere la duplice
tematica delle opere esposte: il mare, il "nostro" mare e le vecchie strade
della "nostra" campagna, le assolate e polverose trazzere.
Evocavano quei quadri immagini e sensazioni lontane nel
tempo ma non dimenticate, sensazioni e immagini solo assopite che bastava
sollecitare al risveglio per tornare indietro negli anni della favolosa
fanciullezza in cui i tuoi piccoli piedi inesperti calpestavano polvere
e sole di misteriose trazzere che si presentavano interminabili, tra carrubi
ed ulivi, nell'assordante canto delle cicale o ti portavano, col turbamento
nel cuore, a contemplare una già nota marina ove il mare era però
sempre uguale e diverso.
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