Storia, mito e cultura

La coltivazione siciliana dell'olivo affonda le sue radici nella storia antichissima.
Furono i Fenici ed i Micenei ad imporre l'ulivo nell'isola, importandolo dalle sue regioni originarie a nord-est del Mar Caspio. Furono i popoli del sud-est del mediterraneo, come i Siriani, a sperimentare per primi la trasformazione dell'olivo selvatico (olivastro, l' oleaster dei romani) in pianta coltivata ( olea europea ). Tale coltivazione passò quindi dall'Asia minore alle isole dell'Arcipelago e alla Grecia. I navigatori greci e fenici la trasmisero a tutti i popoli del mediterraneo.

Non tutti i popoli furono propensi alla coltivazione della pianta dell'olivo: i Greci (la chiamavano “attiqua”) ed i Romani (“olea”) ne incoraggiarono la produzione, mentre in modo contrario si comportarono gli Arabi; una rinascita si ebbe sotto la dominazione normanna dell'isola mentre un nuovo periodo di oscurantismo si ebbe sotto quella spagnola per poi vivere una vera e propria fase di rivincita sotto i Borboni.

L'albero dell'ulivo può ritenersi meritatamente uno dei simboli della cultura isolana, oltre che uno dei fulcri della economia locale.

Tra le varie specie di olive coltivate in Sicilia si distingue la Nocellara del Belice, nota per la forma quasi sferica del frutto e per l'alta percentuale di polpa.

Tra le altre qualità isolane delle olive si possono citare la Giarraffa dalla particolare forma allungata; la Nocellara Etnea, anch'essa dalla forma allungata; la piccola Moresca e la Tonda Iblea. Ed ancora si hanno le varianti "bianculidda", "calamignara", "carbucia", "cirasola", "passulunara" e "ugghiara".

L'olivo era caro ad Atena e veniva conservato gelosamente nell'acropoli. Da un seme di olivo raccolto da Ercole nacque il bosco sacro a Zeus dalle cui fronde si intrecciavano le corone per i vincitori dei giochi olimpici.

La legenda attribuisce la propagazione dell'olivo ad Aristeo, il dio-pastore che viaggiò moltissimo (fu anche in Sardegna e in Sicilia, dove fu venerato dai raccoglitori di olive). Gli antichi lo considerarono l'inventore dell'olio e dei torchi.

L'olivo è citato da Omero, da Virgilio, nel Vecchio e nel Nuovo Testamento e in tanti altri scrittori di ogni tempo.

Dopo la diffusione della coltivazione dell'olivo in tutto il bacino del Mediterraneo, l'olio ha assunto nel tempo diverse funzioni e usi. Per i greci era emblema di fecondità e purificazione, simbolo di pace e di vittoria, gli ateniesi lo consideravano l'albero nazionale. I greci e i romani oltre che per l'alimentazione e l'illuminazione se ne servivano anche per la cura del corpo.

L'olio veniva utilizzato per la fabbricazione di alcuni tessuti di lino e soprattutto per le cerimonie religiose. Questa funzione sacrale è poi stata accolta dalla religione cristiana con il suo impiego nella importazione dei sacramenti, nell'ordinazione sacerdotale e nella consacrazione delle chiese. Nella cultura popolare tale sacralità arriva a diventare superstizione (per esempio il versamento di olio per terra è presagio di sventura).